IL MIO PROGETTO
Per fotografare gli uomini occorre rispettarli e comprenderli. Nei confronti della natura e degli animali occorre muoversi nello stesso modo.
Per me, l'estetica è un linguaggio costante, non una variabile.
Non mi è consono immaginare un progetto e perseguirlo con meticolosa determinazione.
Credo, viceversa, che rimanere “ricettivi”, curiosi, attenti, permetta di riconoscere situazioni che si sviluppano davanti ai nostri occhi.
Il progetto, in questo modo, è in continuo divenire, si plasma ed evolve insieme al tempo stesso. Ci coinvolge, ci modifica, ci offre una nuova visione, parla attraverso le nostre immagini.
Ho così immaginato che ci sia sempre un “vuoto” iniziale, una sorta di foglio bianco sul quale si può scrivere. Passiamo attraverso luoghi che consentono il nostro viaggio, entriamo a contatto con altre realtà, incontriamo l'uomo e i suoi spazi, finiamo con l'astrarci, arricchiti dalle nuove conoscenze e ancora ci ritroviamo nello spazio meditativo iniziale. E così via.